Cuba. Reina Tamayo, madre del martire Orlando Zapata Tamayo è stata ieri, di nuovo arrestata e selvaggiamente pestata da agenti del regime castro-comunista dell’Avana, nella sua città, Banes, nell’oriente cubano, mentre si preparava per andare a messa e in cimitero.
Avevamo già avvertito la decisione del regime di fermare la dissidente più rappresentativa del momento a Cuba, Reina Tamayo, la quale ha un motivo grande per protestare: l’assassinio di suo figlio Orlando Zapata.
La residenza di Reina Tamayo rimane lontana dalla capitale (circa 850 kilometri) e sebbene l’assenza della stampa estera e lo sguardo della Chiesa Cubana, ogni volta si torna più scandalosa nella zona più calda - nel verso politico - a Cuba, in questo momento, il regime è preoccupato perché conosce che l’oriente di Cuba è stato sempre centro di tutte le rivoluzioni e sa per altro che Reina Tamayo è divenuta simbolo di resistenza.
Reina, d’altronde, denuncia il maltrattamento e le umiliazioni cui è nuovamente oggetto: questa volta nella sede della polizia. Racconta l’eroica madre di Zapata che durante il pestaggio allo scopo di umiliarla è stata con violenza spogliata da suoi vestiti. Che hanno di nuovo usato lo straccio unto di benzina per chiuderle la bocca e in fine minacciata con l’applicazione della legge 88, legge Mordaza ( del cerotto), contro la sua persona. Per altro dichiara Tamayo Danger per via telefonica alla Radio Martí con sede in Florida che l’assedio costante non si limita solo alla sua singola abitazione, addirittura tutta la città di Banes ogni domenica è sotto assedio, allo scopo di non lasciar entrare i dissidenti che da altre province si spostano a Banes per marciare in solidarietà con la famiglia Zapata.
Ieri 7 novembre è scaduto il termine per la scarcerazione dei tredici dissidenti del chiamato gruppo dei “75”. Raul Castro non ha solo incompiuto la promessa di liberare i 52 dissidenti rimasti in carcere, ha anche inaugurato, nella terra del martire Zapata un nuovo lapidario metodo di tortura contro i contestatari: la pietra a chi contesta il regime.
Certo prima di andare in prigione.
Carlos Carralero,
Milano 08 -11 -10