VACANZA CONTRATTUALE
L'Italia e il contratto scaduto
Sono cinque milioni i dipendenti in attesa di rinnovo. Un anno fa erano solo il 10% del totale, ora sfiorano il 40%
MILANO – «Analisi della tensione contrattuale». È la descrizione dell'Istat, che la etichetta alla stregua di una ricerca sociologica. Ma anche «vacanza contrattuale», che suggerisce mete esotiche e ferie forzate. Ma lungi dal prendere il primo volo per le Maldive l'impatto sull'economia è reale e si esprime nella perdita di potere d'acquisto (dovuta all'inflazione crescente) e nell'incertezza di vedersi riconosciuta, in termini salariali, la propria professionalità e il proprio lavoro.
LE CATEGORIE – Sono un milione e poco più nella scuola. Oltre 547mila nella sanità. Qualche migliaio in meno nelle regioni e negli enti locali. Quasi 200mila nei ministeri. Stessa cifra per il personale di trasporto-merci. Più di 420mila tra carabinieri, finanzieri, polizia di stato, personale della Difesa. Ma anche gli oltre 280mila del settore socio-assistenziale e gli impiegati nelle case di cura e gli istituti privati. Senza dimenticare gli oltre 220mila che prestano la loro opera negli studi professionali e persino poco più di 250mila addetti alle pulizie (di uffici, enti, ospedali, università). In termini complessivi sfiorano la cifra-monstre di cinque milioni di dipendenti (per 48 categorie lavorative) in attesa di rinnovo del contratto collettivo, ormai scaduto. In termini percentuali il 37,9% del personale non autonomo. A fronte di una popolazione di «garantiti» che supera di poco gli 8,1 milioni di dipendenti.
LE DATE – Se fino a dicembre 2009 i soggetti titolari di contratto collettivo scaduto erano circa il 10% del monte-dipendenti, con l'inizio del 2010 sono andati a scadenza decine di accordi contrattuali, stipulati negli anni scorsi tra le associazioni delle imprese o l'Aran (per il pubblico impiego), i sindacati e il governo nella tripartizione classica. Ecco perché ora la «tensione contrattuale» è maggiore e si amplificherà entro maggio 2011, quando andranno a scadenza il 22,6% dei contratti nell'industria e l'85% nei servizi privati.
RETRIBUZIONI – A parziale consolazione lo scarto retributivo orario di alcune categorie di dipendenti rispetto al 2005. È cresciuto il salario, per ora lavorativa, dell'11,7% nell'agricoltura, del 16,4% nell'industria (con punte del 18% nell'edilizia), del 12,3% nel settore dei servizi privati, del 15,2% nella pubblica amministrazione (con punte negative per le forze dell'ordine, militari e vigili del fuoco, la cui retribuzione è cresciuta di meno rispetto alla media del pubblico impiego). Percentuali che vanno depurate in termini reali, per effetto della normale della crescita dell'inflazione su base annuale, che fa da contrappeso sul potere d'acquisto.
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